E che il sodalizio viennese fosse un simbolo extrasportivo lo testimonia quanto scritto, in occasione della trasferta berlinese, da una pubblicazione specializzata: l’Hakoah «aveva contribuito a distruggere la favoletta dell’inferiorità fisica degli ebrei». Diciamo, innanzitutto, che l’Osasuna è stato eliminato dal 2° turno della Coppa del Re 2015/16 per lo stesso motivo del Real Madrid: aveva schierato nella vittoriosa trasferta di Mirandés lo squalificato Unai García. Chi però ha cambiato di più è stato il Tottenham, praticamente a costo zero: via Bale e pochi altri comprimari, si rifà la squadra, come l’Inter del triplete con Ibra: chiriches in difesa, paulinho-capoue come cerniera di centrocampo, Lamela-Chadli-Eriksen come rifinitori di Soldado. Dovrò farci i conti perché è accaduto, non è stato un brutto sogno. Gli autoproclamatsi «Imbattibili ebrei» viaggiano e vincono molto: in Palestina, Romania, Polonia, Lettonia, Lituania e Inghilterra, dove nel 1923, allenati dallo scozzese Billy Hunter, ex di Bolton e Millwall, avevano battuto 5-0 il West Ham (sconfitto 0-2 proprio dal Bolton nell’ultimo atto della Coppa d’Inghilterra, la celebre Finale del cavallo bianco), un successo che destò sensazione, prima ancora che per il punteggio, perché a livello di club era la prima sconfitta a domicilio dei «maestri» inglesi. Nei due tornei successivi è alla Triestina come successore di Nereo Rocco, ma al 15° posto del primo anno seguono solo 11 giornate del secondo, perché lo sostituisce Mario Perazzolo.
Nel ’57, per sfuggire al processo e alla probabile prigione, sale sul primo aereo per il Brasile. Ho iniziato come giocatore professionista nel 1976, 48 anni nel calcio, che mi ha dato e mi sta dando molte emozioni. Guttmann è un giocatore affermato ma in patria il calcio, ormai un fenomeno popolare (al suo esordio nell’Ungheria, c’erano 30 mila spettatori), è visto come lo sport della borghesia ebrea decadente. Da segnalare anche che Cristiano Ronaldo non era comparso in nessuna foto di campagna promozionale della nuova stagione e che non è stata pubblicata nemmeno la foto di Kovacic, altro giocatore che vorrebbe partire, con la nuova terza maglia. Con la terza vittoria consecutiva in Champions con il suo Real Madrid, il terzino brasiliano non poteva che essere all’interno delle nominations per il Pallone d’Oro. 100 a 1, e issarlo con delle funi all’inizio della partitissima per invocare la benevolenza degli dei della pittura e del pallone (che fra parentesi sono cugini primi) e indurre il prode San Giorgio a sforacchiare di lancia il drago rossoblù, non è un bell’esempio di coreografia sportiva. Il clamoroso esonero avrà una risibile spiegazione nell’esasperata rigidezza tattica del tecnico, cui tocca la fine fatta l’anno prima da Alfredo Foni sull’altra sponda dei Navigli.
L’anno dopo è all’Újpest Dozsa di Budapest, che porta subito al titolo nazionale. Lo sostituirà il rientrante Pietro Serantoni, che l’anno prima ha lasciato la panchina per motivi di salute. Quell’anno, per motivi di salute (che continuavano dall’infarto patito nella finale col Barcellona) Maurício Vieira de Brito lascia la presidenza. Lo squadrone che, con Costa Pereira in porta, Mario Coluna in regia e Jose Aguas in attacco, aveva sorpreso 3-2 a Berna il Barcellona di Kubala, Kocsis, Suárez e Czibor, con l’aggiunta di Eusébio e dell’ala sinistra Mario Simoes si ripete (5-3) ad Amsterdam con il Real Madrid di Santamaria, Di Stéfano, Puskás e Gento. Miracolosamente scampato all’Olocausto (che gli uccise il fratello maggiore), vive «con l’aiuto di Dio» e nel biennio 1947-48 cura la parte atletica al Kispest, club dell’omonimo quartiere della capitale, dalle cui ceneri nasceranno la grande Honvéd e quindi la grande Ungheria di Gusztáv Sebes in panchina e del fuoriclasse Ferenc Puskás in campo. Nell’intervallo di una partita, Guttmann sta per sostituire un difensore ma Puskás junior fa cenno al compagno di restare in campo.
Il 26 aprile ’50 perde 4-0 a Torino contro la Juventus e Guttmann si dimette. Il 17 aprile 1926 al porto di New York attracca il Berengaria, piroscafo di linea (così nominato in omaggio alla regina d’Inghilterra, figlia del re di Navarra Sancio VI e moglie di Riccardo «Cuor di Leone»). Poco dopo, Guttmann e altri dell’Hakoah firmano per i New York Giants della ASL. Quando Guttmann viene cercato dal relativamente opulento campionato professionistico austriaco, il copione è scontato: Béla passa all’Hakoah di Vienna, club-simbolo dell’ebraismo applicato al pallone ben più di quelli attuali, e piuttosto «scoloriti», Maccabi Tel Aviv e Hapoel Haifa in Israele, l’Ajax in Olanda e, perlomeno un tempo, il Tottenham Hotspur in Inghilterra. Il 5 settembre 2017 passa, a titolo temporaneo, al club israeliano del Maccabi Tel Aviv. Nell’estate 2017 si trasferisce al Real Sociedad, dove ritrova Cristina Pizarro, già sua compagna al Rayo Vallecano. Perché, Presidente, se la sfida di questa maggioranza è sfidare il MoVimento 5 Stelle a fare di più, noi sappiamo già dove dobbiamo fare di più e dove stiamo facendo di più. Gianluigi Buffon protagonista di alcune interviste pubblicate oggi dalla stampa spagnola: inevitabile che il tema principale sia Juventus-Real Madrid, sfida di andata dei quarti di Champions League che si giocherà domani sera all’Allianz Stadium di Torino.